Le Terme Euganee: il benessere degli Dei
Hotel: dal francese hôtel, a sua volta derivante dal medievale francese antico hostel, che muove i suoi passi direttamente dal latino hospitale, traducibile con “relativo all’ospite, accogliente”.
Abano: toponimo dal latino Aponus, dio veneto delle acque termali, da cui la cittadina prese appunto il nome, anche con la specificazione fons Aponi o aquae Aponiae, in linea con un’origine addirittura indoeuropea che verte intorno alla radice *ap-, legata al sostantivo “acqua”.
Le parole hanno un peso, un valore, una storia alle spalle, e noi dell’Hotel Orvieto di Abano Terme ci poniamo perfettamente in linea con il suggerimento che il presente riceve da questo insigne passato: prenderci cura dell’ospite, mettendolo in contatto con i benefici della nostra acqua. “Senza danno fanno riacquisire il vigore perduto, e la malattia viene a placarsi nel sofferente, che ritrova la salute” scriveva il poeta e senatore romano Claudiano riguardo alle terme euganee, con un commento di oltre 1.600 anni fa che, vergato nei secoli di pergamena in pergamena, è sopravvissuto sino all’epoca di TripAdvisor.
E della fortuna della nostra regione in età romana quella dell’autore latino non è certo l’unica testimonianza. A partire dalla seconda metà del I secolo a.C. il centro urbano di Aponus cominciò pian piano a svincolarsi dalla matrice strettamente religiosa derivata dall’epoca paleoveneta: con la nomina della vicina Patavium a municipium nel 49 a.C. il ceto altolocato della zona prese a frequentare gli spazi termali promuovendo l’edificazione di un vero e proprio complesso di benessere articolato in più ambienti tra loro comunicanti. Nel corso degli anni accanto alle vasche e ai corridoi di raccordo sorsero ampi viali alberati, giardini, statue, fontane, teatri e ville, tutti documentati ampiamente dai reperti archeologici rinvenuti in epoca moderna, e si diffuse persino, all’interno della più alta borghesia romana, il cosiddetto mos baianum, il “costume dei bagni”, un sereno abbandono al più totale relax, venato talvolta, visto il particolare contesto di placide piscine e appartate aree verdi, anche di lascivia e rottura degli schemi comuni…
…Ma mi sto facendo trasportare! Sulle terme, su Abano, sulla storia di questo luogo incantato c’è così tanto da dire che spesso è necessario trattenersi di colpo e rimettersi forzatamente in carreggiata
La magica acqua termale di Abano: il dono del sottosuolo
Io sono Martina, e faccio parte della grande famiglia Carraro che, ormai da cinquant’anni, gestisce l’Hotel Terme Orvieto. Sono stati i miei nonni che hanno costruito il nostro albergo al centro di un bellissimo parco e sopra a una risorsa limpida e preziosa, quella delle terme, vero e proprio dono cui mi dedico con professionalità e passione ogni giorno.
Sono responsabile del reparto Terme e Wellness, ma la semplice titolazione di un ruolo nell’organigramma non è sufficiente ad esprimere appieno l’attività con cui mi relaziono quotidianamente da diversi anni. Come hotel seguiamo una filosofia di gestione particolare, volta ad unire una conduzione moderna e funzionale ad un’attenta valorizzazione di quel patrimonio naturale e umano che da sempre accompagna il cammino di questa nostra terra aponense. Dietro ai nostri servizi, infatti, proprio come alle parole che li descrivono, c’è una sostanza viva, una passione vivace, una storia da raccontare.
E la nostra, per quanto riguarda le terme, non può che cominciare da mio padre, Adriano.
Quando in famiglia ancor oggi si parla di come tempo fa, quando si era proprio agli inizi dell’avventura dell’Hotel Orvieto, papà Adriano diede il suo contributo fondamentale a questo progetto imprenditoriale che s’era radicato nella mente di tutti, a me, ai miei cugini e ai parenti in generale vengono ancora i brividi, i penotti come si suol dire da noi, la pelle d’oca.
Avvenne qualcosa di straordinario, ai limiti della magia. Come un moderno rabdomante, infatti, mio padre percorse in lungo e in largo il terreno tenendo in mano una bacchetta di salice, alla ricerca del punto esatto in cui cercare l’acqua termale. Vi fermo, lo so, vi fermo subito: può sembrare una pazzia, ma vi assicuro che è così che è andata. Vi dico che dopo un certo tempo, una manciata di minuti probabilmente, papà Adriano avvertì qualcosa di particolare nel legno che portava nel palmo, una sorta di atavica indicazione. Trascorso ancora un istante, quella sorta di scossa interiore sfociò pienamente nella dimensione fisica: il rametto iniziò a divincolarsi tra le mani del suo custode, cominciò a contorcersi, sotto gli occhi sbalorditi di tutti i presenti, quasi volesse liberarsi dalla presa che lo tratteneva, arrivò in breve a inclinarsi, tendersi, a piegarsi fino quasi a spezzarsi.
«È qui che bisogna scavare – disse allora mio padre nello stupore generale, spingendo la voce al di sopra del rumore secco delle fibre della bacchetta che minacciavano di cedere alla pressione – Questo è il punto giusto».
Un’esortazione che il fratello e gli altri, di fronte ad un avvenimento tanto prodigioso, seguirono con fiducioso trasporto. La trivella prese allora a scavare, sempre di più, sempre più a fondo e, proprio quando ormai la speranza cominciava a vacillare, quando si cominciava a pensare “Va bene, peccato, chissà cos’è che abbiamo visto, questa volta allo zio è andata storta”, ecco il regalo più bello che potesse capitare: a 900 metri nel sottosuolo il brioso vociare di una sorgente termale come poche, persino in terra d’Abano, se ne vedono, con una temperatura ideale di 86 gradi e la caratteristica peculiare d’essere saliente, ovvero di innalzarsi per spinta naturale senza la necessità dell’utilizzo di pompe. Una scoperta eccezionale a dir poco!
Tra le varie qualità di mio padre c’è sempre stata quella di realizzare qualunque tipo di arnese con i più banali oggetti d’uso comune che aveva a portata di mano, e di risolvere situazioni di delicata manualità in poche, rapide mosse. Un’indole ingegnosa che lo ha portato a ricoprire il ruolo di tuttofare (insieme all’inevitabile nomignolo MacGyver che in famiglia gli abbiamo affibbiato) cui però, dal momento della scoperta in poi, si è affiancata la fortissima passione per i trattamenti termali.
Nel corso degli anni e dei lustri papà Adriano si è quindi formato professionalmente come specialista in cure termali, attività che svolge ormai da quarant’anni, con dedizione e partecipazione emotiva ai bisogni del cliente: non c’è nulla di più bello, per la nostra famiglia, di vedere un ospite affetto da qualche disturbo o semplice acciacco andarsene via non solo ristorato da stress e preoccupazioni ma concretamente, fisicamente più in salute. Che sia una distorsione, una lussazione o una dislocazione da superare, che sia una condizione artritica da lenire o un affaticamento motorio da recuperare, assistere al miglioramento reale di una persona giorno dopo giorno, o in certi casi addirittura seduta dopo seduta e quindi da un’ora all’altra, è qualcosa che è davvero difficile esprimere a parole, una sensazione che scalda il cuore e ti fa comprendere cosa significhi fare del bene ad un altro individuo.
Curarsi con le acque termali: la conferma della scienza
Già, perché la nostra acqua termale, così come le pratiche ad essa collegate, portano dei benefici che vanno ben oltre al semplice rilassarsi serenamente. Lo capì molto bene, e ne diede le prime conferme scientifiche, il grande medico e filosofo Pietro d’Abano, vissuto a cavallo tra XIII e XIV secolo, erudito studioso di Galeno, Avicenna e Averroè, conoscitore di greco e arabo ed insegnante nelle Università di Parigi e Padova che, tra i primi, si dedicò all’analisi empirica dei benefici profusi da acqua e fango termali negli ammalati.
Circa sette secoli dopo, i dati del Centro Studi Termali Pietro d’Abano a lui dedicato, avvallati da diversi istituti di rilievo internazionale, confermano il valore altamente positivo di questi elementi curativi. Classificati a livello medico come iper-termali salsobromoiodici, questi veri e propri elisir di benessere presentano elettroliti disciolti quali sodio e cloro e un’elevatissima concentrazione d’azoto, mix perfetto per alleviare processi infiammatori cronici, per velocizzare i tempi di recupero da traumi o post intervento e per contrastare il normale affaticamento articolatorio dovuto all’avanzamento dell’età.
Per quanto riguarda poi il fango, applicato con maestria sulla cute ad ampie fasce o al contrario su regioni epidermiche circoscritte a seconda dei casi, è stato dimostrato che deve una parte delle sue proprietà benefiche alla presenza di microrganismi, un sodalizio flora-fauna che si rende più evidente lasciando riposare la materia fangosa in vasche, per un periodo di maturazione di circa sessanta giorni, in modo da consentire lo sviluppo di un biofilm di colore verde-zaffiro di cianobatteri e diatomee. I principi attivi sprigionati da questo humus biologico, esaltati dal calore della sostanza, si configurano come un efficace toccasana (senza alcuna controindicazione o effetto collaterale!) per patologie e condizioni altamente fastidiose quali periartriti, tendiniti, lomboartrosi, osteoartrosi, artrosi degli arti e osteoporosi.
Insomma, una gamma di rimedi che farebbe di certo inorgoglire l’antico dio Aponus! Una Cura naturale con la C maiuscola!!!
In ogni caso una scintilla di storia e tradizione che noi della famiglia Carraro custodiamo gelosamente da decenni, non per tenerla nascosta però, ma per tutelarla e tramandarla immutata e vitale agli ospiti che nel tempo si sono susseguiti e che tornano a trovarci. Di padre in figlia, di generazione in generazione, proteggiamo quell’abbraccio benefico d’acqua e terra che rende Abano una capitale del benessere d’antico lignaggio.